La città di Verdish

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JAS-NPC
view post Posted on 22/7/2016, 09:14




L’arrivo a Verdish



La giornata di marcia si stava concludendo velocemente, i carri avevano accelerato di molto i tempi consentendo di guadagnare ore preziose. La strada adesso proseguiva all’interno ad uno dei boschi circostanti la città di Verdish, il mare lo si era intravisto già da un po’ e qualcuno sembrava adesso più sollevato, l’idea di tornare in una città con altre persone li rendeva entusiasti, sentendosi forse più al sicuro. Altri invece sembravano preoccupati, forse spaventati dall’idea che potesse accadere ancora.

Il tramonto era quasi alle porte e quando il fitto bosco finalmente si apri, regalò uno spettacolo quasi unico.
Il mare che prima lo si era visto di fronte a se con il suo profondo blu, adesso si trovava a sinistra e stava assumendo i colori caldi del tramonto. Un via vai di imbarcazioni di ogni forma e colore si estendevano fino all’orizzonte in quel mare di acqua e colori, diretti chissà dove, approfittando della marea prima del buio della notte.
La flotta di navi ancorate al porto era immensa in una città che si sviluppava principalmente seguendo la linea della costa.
A destra una verde vallata di avena e grani non ancora pronti ondeggiavano seguendo il vento, dando l’impressione che le onde del mare proseguisse la sua strada ben oltre il limite della terra ferma.

Nonostante ci volesse ancora un’ora di camminata. L’imponenza della città era evidente già da quella distanza. Era difficile pensare che questa una volta era la seconda città più florida del ducato, prima della caduta di Helia.
Ma è evidente come sia sempre stata una delle principali di tutto il regno, forse la prima per importanza commerciale.
Furono le persone a piedi i primi ad aumentare il passo, presi dall’euforia e dall’idea di un luogo sicuro.
Uno dei soldati a cavallo fu mandato avanti a tutti da Lisbeth cosi da avvisare che entro poco sarebbero giunti alle mura.

Sotto le mura lo spettacolo era ancora più impressionante.
Di solida pietra giallo-ocra, le mura si erigevano alte più degli alberi circostanti, con torri ogni cinquanta-sessanta metri che superavano le mura di almeno altri dieci metri con enormi trabucchi sopra ciascuna torre. Evidenti erano le riparazioni nel corso degli anni delle mura dovute alle guerre che in passato avevano avuto luogo in queste terre e le continue opere di manutenzione che avevano avuto luogo anche nei periodi di pace.
Si trovavano all’entrata Est, di fronte a uno degli ingressi secondari che davano sulle periferie della città e questo non poteva che far aumentare il prestigio di quella città nei cuori di chi vi veniva per la prima volta.
L’enorme portone in ferro e legno era tutto decorato. Il legno intagliato con effigi che raffiguravano gloriose battaglie del passato, intere storie raffigurate in un susseguirsi di eventi senza capitoli in sole due pagine di solida e rigida storia.
Alla base dell’arco dove risiedeva la porta, attendeva Lady Sylvia con un piccolo esercito al suo seguito.
Armature scintillanti con elmi da cui spuntava un pennacchio color verde smeraldo, e mantelli neri con il bordo ricamato dello stesso verde del piumaggio dell’elmo. Erano le guardie personali della duchessa. Le migliori della città.

Garmas era su uno dei carri che faceva compagnia alla donna che il giorno prima aveva perso il controllo, Zaky era con loro che studiava l’esterno della città. William nel mentre attendeva poco dietro la nobile sorella le disposizioni della zia.
Lisbeth si fece avanti portando i saluti e i ringraziamenti per l’aiuto offerto. Dapprima sembrava fosse presa dall’emozione nel vedere la zia, ma questa rimanendo composta e ferma uccise presto il sentimento facendo sì che le due donne si scambiarono dei rapidi saluti abbastanza formali.
Sylvia non perse altro tempo, diede ordine ad uno dei suoi ufficiali di organizzarsi con gli ufficiali di Helia per sistemare gli sfollati a dovere e di assicurarsi che avessero avuto tutto ciò di cui avevano bisogno.
Dopodiché prese congedo, smontò da cavallo ed invito Lisbeth ad entrare in una carrozza nascosta dietro l’esercito armato -così potremmo avere la giusta riservatezza per poter parlare durante il viaggio senza dover attendere l’arrivo a palazzo- proferì la zia alla nipote.
Lisbeth si sentì crollare, questi ultimi giorni l’avevano trasportata in un mondo dove tutto questo non sarebbe più accaduto, dove le carrozze e gli stendardi facevano oramai parte del passato, dove i ricordi dovevano essere ricordi.
Se sentiva la testa leggera mentre saliva sulla carrozza che parti non appena questa fosse chiusa.

William notando il ritiro della sorella prese automaticamente il comando, dirigendo e coordinandosi con le forze locali affinché tutti potessero esser sistemati a dovere. Supponendo di rivedere presto la sorella.
Il luogo meglio organizzato e decoroso per raccogliere un tal numero di persone cosi improvvisamente era una delle caserme della città e la migliore in questo momento era una delle più vicine al palazzo.

Dovettero attraversare mezza città che si estendeva per lungo, lungo la costa, vista la direzione del loro arrivo.
Di fronte a loro non vi era traccia di Lisbeth, ma avevano di che occupare gli occhi.

La folla era tale che se non fosse stata per la scorta delle guardie probabilmente più della metà delle persone di Helia si sarebbero perse tra la gente. Uomini e donne di tantissime culture e razze si mescolavano tra di loro in una danza vorticosa e frenetica.
Animali mai visti prima, legati o in gabbia venivano caricati o scaricati dalle navi. Sopra tutti questi il verso di un animale regnava incontrastato.
Pelo bianco come la neve, lungo e folto, artigli lunghi come coltelli e fauci in grado sbrandellare un uomo come niente.
Era il più grande orso che Garmas e William avessero mai visto e anche Zaky sembrava impressionato, era chiuso in gabbia a quattro zampe ma al loro occhio esperto doveva essere alto almeno tre metri.

Per un momento, in mezzo a tutto quella varietà del mondo, sembrava che Helia fosse realmente scomparsa.

Camminarono un po’ in quella bolgia fino a che non giunsero a destinazione.
La caserma da fuori appariva molto spartana, totalmente in pietra con le finestre ai piani inferiori chiuse da inferiate in ferro.
All’interno la situazione non era migliore. La meta era l’ultimo piano, dove sarebbero stati distribuiti nelle varie camerate. Nel salire i piani tutto quello che si poteva notare era che le uniche cose non essenziali, che si trovavano in quel luogo, erano gli oggetti privati delle guardie.

William notò, in una delle camerate sopra un tavolino che separava due letti a castello; una candela accesa da un po’ oramai. Dietro questa, una bambola in pezza che doveva essere molto vecchia, valutò. Era rattoppata in più punti e dai pochi colori molto sbiaditi. Tuttavia mostrava esser tenuta molto bene, non era impolverata ed era posa correttamente seduta, segno probabilmente che veniva regolarmente sistemata. Forse il ricordo di una figlia, o di una famiglia di qualche soldato.

L’ultimo piano era povero come tutti gli altri e sembrava esser stato rimesso in ordine molto velocemente.
Vennero distribuite molto velocemente le camerate tra la popolazione, dividendo tutti in gruppi da sei a dodici. Solo I fratelli e Zaky ricevettero una stanza per loro privata in fondo al corridoio.

Il sole era praticamente calato e in quel periodo dell’anno voleva dire che era già tardi per la cena. Ma solo adesso che ci si era fermati ci si era resi conto di come i morsi della fame si facevano sentire. Specialmente in quel momento in cui si stava distribuendo il cibo nelle varie camerate e l’odore del cibo caldo aveva sostituito quello del sudore e della birra che sembrava esser parte della caserma stessa.
Alla popolazione non era stato concesso l’ingresso alla mensa giustificando la decisione affermando che le guardie in caso di necessità non avrebbero dovuto avere impicci tra i piedi.
William e Zaky compresero benché pareva evidente che si trattasse di una scusa. Garmas semplicemente ignorò la questione soddisfatto comunque del fatto che avrebbero ricevuto del cibo.
Erano in caserma da un po’ oramai, di Lisbeth non si avevano più avuto notizie e loro attendevano novità prima ancora di un pasto. William era sdraiato sul letto preda delle più disparate riflessioni, mentre il rastone cercava di intrattenere il suo aiutante con i racconti dei suoi viaggi.
Una familiare voce femminile provenne dal corridoio, pochi passi percorsi di tutta fretta e un deciso bussare interruppero il momento.
Zaky si alzò ad aprire la porta da cui entro a tutta fretta Lisbeth.

William si alzò di scatto dal letto pretendendo chiarimenti sul suo improvviso allontanamento per tutto quel tempo, la sorella tuttavia lo mise subito a tacere ordinando loro di darsi una rapida sistemata che la zia la stava aspettando per la cena, e che, se volevano mangiare insieme e partecipare a quelle che sarebbero state le future decisioni, avrebbero dovuto sbrigarsi per poter far apparecchiare anche per loro prima che la cena iniziasse, rimandando le spiegazioni nel tragitto verso il palazzo.
 
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view post Posted on 27/7/2016, 20:41
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Liz aspettò pazientemente che i tre si finissero di preparare, vietando a Zaky di rimettersi quei suoi vestiti strambi e facendosi prestare qualcosa di più appropriato da una delle guardie di Verdish. Percorsero il corridoio in silenzio, salutati a tratti da gente che aveva condiviso con loro la marcia, provando a rassicurarli senza troppe bugie.
Arrivati al cancello della caserma trovarono la carrozza presa in prestito da Lisbeth, con un cocchiere d'eccellenza, che alzò la mano in segno di saluto. Era Titus.
-Non so Will.. - disse la giovane sorridendo alla guardia, -..credo che Titus si sia auto promosso a guardia personale della duchessina: secondo te è una cosa che si può fare?- concluse ironica mentre apriva per far salire i suoi fratelli.
Non si aspettava una reale risposta, ma Titus volle ribattere comunque, gonfiando leggermente il petto.
-Ora i sopravvissuti di Helia sono al sicuro mio Signore William e io sono il più alto in grado: il minimo che posso fare è proteggere la duchessa. Edric approverebbe invece di lamentarsi.- borbottò appena con fare paterno.
Saliti tutti, Lisbeth parlò con loro non appena la carrozza si mosse.
-Chiedo perdono per avervi lasciato soli. La zia mi ha portato a palazzo e...- cercando di avvicinarsi a loro per non dover alzare più di tanto la voce, -..e non vi ho più visto. Vi ho cercato per il castello, e mi è stato detto che gli sfollati erano stati portati qui. La tavola era apparecchiata per quattro e ho capito che c'era un disguido.
Ho ordinato di aggiungere tre posti, ora è il caso che ci sbrighiamo.-

-Gar.. La zia mi ha interrogato a lungo su ciò che era accaduto e le ho detto del cratere.. Le ho dovuto dire che con molta probabilità è stato un potentissimo incantesimo a far sparire la città, ma... Non le ho detto nulla della nonna, ne della "Strada" ne....- e si rivoltò verso il ragazzo.
-..ne di Zakiel. Non le ho detto assolutamente nulla di Zakiel. Ma mi ha chiesto di Andra insistentemente.
C'era con noi il Duca Bianco che non ha detto una singola parola....
Comunque ora dobbiamo iniziare a pensare alla nostra prima mossa per recuperare la città, così da informarne la zia. -

Poi si voltò verso lo straniero guardandolo intensamente senza dire nulla: lo aveva tenuto d'occhio in quei giorni, un po' per paura che tentasse una fuga, un po' per semplice curiosità. Ma dopo un po' aveva capito che non sarebbe scappato.
Che non sarebbe intervenuto.
Che non avrebbe fatto proprio nulla a dire il vero.

Non le piaceva.
Non sapeva bene, ma qualcosa del suo atteggiamento, non le andava proprio a genio.
E così lo aveva evitato il più possibile, proprio per non litigare con lui in un momento così delicato.

Senza batter ciglio, mantenendo un contatto visivo chiese a lui improvvisamente:
-Hai qualche idea? Un qualche suggerimento magari...- e il suo sopracciglio si inarcò in attesa di una risposta.

Edited by .Key. - 29/7/2016, 07:46
 
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view post Posted on 29/8/2016, 14:58
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L'uomo delle Cianfrusaglie

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Oh, merda.




E adesso??




Zaky aveva osservato, ascoltato e riflettuto. Ovviamente lo aveva fatto.
Camminavano in colonna e lui scrutava il mondo attorno a se. L'ambiente. Le persone. Ponderava.
Scorgevano le mura di pietra di una città fortificata e lui ricordava, paragonava, tentava di capire le differenze nei dettagli per capire quel mondo.
Ammirava un orso bianco ingabbiato ed ascoltava le voci, sentiva gli odori.
Quel luogo non era incomprensibile. Non era distante da ciò che conosceva.

Ma se doveva ripensare al cratere dove gli raccontavano ci fosse una città pochi giorni prima, non sapeva cosa pensare.
Persino Juny, persino quel demone, non arrivò mai a sradicare Metalikana a quel modo.
Che cosa lo stava inseguendo...?




Zaky non sostenne lo sguardo di Lisbeth, rispondendo con un "Non proprio..." incerto.
Avrebbe volentieri sostenuto l'ipotesi che era tutto un errore, che lui non era inseguito da nessuno. In fondo era morto fino a qualche tempo prima. Come poteva farsi dei nemici DA MORTO?!
Eppure ricordava bene gli ultimi istanti sulla strada.
Quello era indubbiamente qualcosa che l'avrebbe ucciso di lì a poco. Qualcosa che non conosceva affatto.

Lo sguardo si fece più duro, frustrato dalla sua posizione di impotenza.

-Al momento- disse, stringendo i pugni. - L'unica cosa che so fare è non intralciarvi.-
Degnandosi poi di guardarla di nuovo, concluse.
-Quando saremo al sicuro, vorrei indagare con Garmas per scoprire cosa mi stava inseguendo e quale ragione potrebbe avere.
Non ho suggerimenti pratici, nulla di nuovo almeno. Mi dispiace.-


Loro due non sarebbero mai andati d'accordo, lo sapeva. Tuttavia quello era il posto sbagliato in cui stare e stava tentando di non rendere quella convivenza d'emergenza, più difficile di quanto già non lo fosse.
Il che, probabilmente, sarebbe comunque risultato un atteggiamento degno del disprezzo della duchessa, se aveva intuito il carattere.
...
Duchessa o contessa?
Ecco.
Questa era una di quelle cose da non dire mai ad alta voce, per esempio.
 
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view post Posted on 31/8/2016, 11:51
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Lo sguardo della duchessina, non aveva smesso di penetrare il suo interlocutore per un attimo, soppesando ogni parola del nuovo arrivato, notando come lui non la guardasse e sentendo la rabbia verso quell'individuo aumentare incredibilmente. Così quando ebbe finito di parlare, Lisbeth non diede tempo a nessun altro di intervenire.
Con voce aspra ed enorme fastidio sul volto, sbottò:
-Per l'amor del cielo piantala! Dai l'orticaria solo a sentirti!
Sono stanca di vederti sempre lì, con quell'aria da cane bastonato, ad auto commiserarti per quel che ti è accaduto e su quanto la vita ce l'ha con te, senza fare assolutamente nulla!- si tirò indietro sullo schienale per il contraccolpo della frenata della carrozza, livida in volto.
-Sei fastidioso!- continuò.
-I tuoi occhi spenti ti fanno assomigliare ad un cadavere senza più scopo... Non hai più nessuno si certo, ma non sei il solo al momento in questa situazione!!
E qui tutti si danno da fare!-
In quell'istante la porticina della carrozza si aprì, il volto sorridente di Titus apperve.
-Eccoci giun-..ma non poté finire la frase, che Liz gli parlò sopra.
-Strilla, fuggi, indaga, cerca, chiedi, arrabbiati, piangi.... Ma per favore fa qualcosa!!!
Che non ti sopporto più!!- strillò mentre scendeva.
Titus la guardava con occhi spalancati.
-Portalo su Titus, e non perderlo di vista per nulla al mondo!- gli ordinò la sua Signora, che a gran passi cominciò ad avviarsi.

Stramaledetto il giorno in cui era arrivato lui, e chiunque altro fosse con lui! Almeno si impegnasse a far qualcosa, invece di girare intorno a Garmas senza uno scopo nella vita!



Un flebile dubbio di aver esagerato, si affacciò nella sua mente, per poi velocemente riandarsene cacciato via dalla rabbia.
Era abituata ad ottenere ciò che voleva, e ora le serviva che "quello" reagisse: con le buone o con le cattive..
 
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view post Posted on 13/9/2016, 16:58
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Lei si arrabbiò. Questo non fu una sorpresa.
Il resto, tuttavia, sì. Onestamente non capiva la ragione di tanto odio nei suoi confronti.
Non se lo aspettava.

Ciò nonostante, Zaky doveva tenere bene a mente la sua posizione e la situazione precaria in cui si trovava...

-Nulla mi dice che non siate voi gli autori di tutto questo.- Disse con velenosa calma.
Non seppe controllare le sue parole, si accorse. Gli erano sfuggite di bocca, istigato dalle allusioni di solitudine in cui non si riconosceva.
Lei era il capo della banda, no? Era quella che poteva mandarlo a morte. Ed era stato velenoso ed insinuatore nei suoi confronti.
Beh... tanto valeva non fermarsi lì, allora.

Lo sguardo era severo ed eccessivamente freddo rispetto alla sfuriata della duchessina. Quella che nei suoi pensieri fu una pausa, per gli altri risultò solo un prendere fiato, prima di parlare di nuovo.

-Non ho mai visto la città di cui parlate. Non conosco nessuno di voi e non ho alcun nemico che avrebbe interesse a seguirmi. Però sapete, Liz, non sarebbe affatto la prima volta che qualche folle imbastisce un piano tanto vasto in cui gli torno utile.
Sono stato sacrificato ad un demone per semplice cupidigia, ucciso per pura curiosità di istigare altre persone e reso schiavo in un altro mondo per usanza. Puoi anche ridere di queste parole, se ti suonano assurde, ma la semplice realtà è che davanti a me ho tre guerrieri armati che potrebbero decidere di uccidermi in qualunque momento, se si convincono che questo restituirebbe loro una sedicente città.

Sono qui per darvi una mano, visto che dite che ho qualche ruolo in tutto questo, ma farebbe bene a non considerarmi indifeso.
Sono semplicemente collaborativo, perché ritengo che sia più importante la remota possibilità che voi abbiate bisogno del mio aiuto, della possibilità di essere caduto nell'ennesima trappola.
Tuttavia non datemi per scontato, o il vostro prezioso Straniero Sacrificale si troverà di meglio da fare per passare il tempo, che farsi insultare.-


Quindi... Doveva sollevare la terra sotto la gogna, o era meglio strappare la corda con una lama di vento prima del tempo?
Meglio portarsi avanti con i piani.
 
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view post Posted on 16/9/2016, 08:08
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-Cosa hai detto!?!- disse la duchessa tornando indietro verso lo straniero, la mano già sull'elsa della sua spada.
Titus, che era rimasto fermo sulla porta della carrozza, si impose rigido tra Zaky e la sua Signora, bloccandola con la sua grande mole.
-Signorina Lisbeth la prego!!- disse con prontezza ma sottovoce. -Non è ne il luogo questo, ne il momento opportuno per ciò....-

-Ma hai sentito cosa ha detto, quello!?! Mi accusa di aver..-

-Calmatevi!- La sua voce era profonda e ferma, solo i suoi occhi tradivano la sua preoccupazione, nel vedere Lisbeth furiosa e al tempo stesso con gli occhi lucidi.

-...Quella era la mia città!!! C'erano i miei genitori dentro, i miei amici!!.. Lasciami passare Titus...!!- e il suo corpo cercò destro di svicolare la guardia di lato, ma quello non si spostò, forse perché aveva già visto fare quella mossa al suo Signore Edric, e la bloccò nuovamente.

-Volevate una risposta duchessa, una reazione, e l'avete avuta; chiara ed in tono con le vostre parole astiose a mio avviso..- aggiunse guardandola.
Anche Liz lo guardava, e le sue parole al momento, non avevano il minimo senso logico. Lo conosceva da solo qualche giorno, eppure le parlava.... Le parlava come suo padre.
Sembrava quasi conoscerla..
Tuttavia la schiettezza dimostrata da quel grande guerriero, non la faceva arrabbiare quanto il fatto che lui non si sentisse offeso dalle parole di Zaky.

-Quel maledetto schifoso sta insinuando che l'artefice di tutto siamo noi!! Noi!!!!!
Con tutto quello che abbiamo passato!!!-
ribatté.

-... Signorina...abbassate, la voce.- aggiunse ancora Titus, scandendo bene il tutto, e facendo sentire Liz ancora più ragazzina.
-Voi avete offeso lui, lui ha offeso voi..-

-Io non l'ho accusato di aver ucciso i suoi genitori!- disse mantenendo forzatamente un tono basso.

-No, ma era comunque un offesa. E dopo ha ben specificato che non crede realmente che siamo stati noi.. Inoltre una parte di voi lo ritiene colpevole, o non avreste continuato a dargli contro tutto il viaggio così immotivatamente...
Secondo me... Signorina...Voi avete esagerato... E se tutto quello che il signor Zaky ha detto, voi avete passato entrambi brutti momenti... Forse dovreste solo..-
Ma lei alzò la mano in un gesto secco, zittendolo.
L'altra mano fino a prima sull'elsa, ora poggiava chiusa a pugno sul fianco.

Sentiva un enorme fastidio in questo momento: le guance paonazze già prima per la rabbia, ora stavano aumentando.
Lisbeth guardava la guardia e a tratti il volto apatico di Zaky.

Poi di nuovo Titus.
Lui non sapeva nulla di Zaky, ma dopo quello che aveva detto quest'ultimo, qualcosa che non tornava c'era anche per la guardia...

E comunque come al solito, aveva fastidiosamente ragione.

Voleva una risposta ed eccolo lì in piedi a tenerle testa senza paura, e annunciando di non essere indifeso.

-Bene!- disse dunque senza che nulla del suo volto esprimesse quella parola. - Non rido Zakiel.
Non ti uccido ne ti considero sacrificabile o indifeso. Almeno so che sai parlare anche senza frignare.-
Titus tornò a guardarla male e lei fece spallucce, girando la testa dall'altra parte.

-Però...posso assicurarti che non c'entrano ne i miei fratelli, ne io in questa storia.
Credere o meno alle mie parole spetta solo a te, ma tieni i tuoi dubbi ben chiusi nei tuoi pensieri. Non te lo perdonerò una seconda volta.-

Titus si spostò, riprendendo la posizione spalle dritte e braccia dietro la schiena, e si voltò verso Zaky.
-Bene.- ripeté anche lui.
-Ora possiamo andare a questa cena? Direi che è abbastanza risolta la questione.- e il suo sguardo cadde stavolta su i fratelli della sua Signora.
 
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BobTheBob
view post Posted on 12/10/2016, 15:48




Il battibecco era iniziato che Garmas ancora rimuginava sulla zia, non diede peso ai due fino a che i toni della sorella non iniziarono ad alzarsi, di conseguenza riprese a seguire il loro discorso.
Ebbe l’istinto di intervenire quando la sorella posò la mano sull’elsa, avendo in quel momento l’impressione che Lizbeth non riuscisse più a controllare le sue emozioni. Il che era evidente a dire il vero, ma nonostante tutto la sua razionalità riusciva ancora gestire l’impeto dello scontro verbale e Garmas se ne rese conto solo quando Titus, frapposto tra i due contendenti, non ebbe difficoltà alcuna a fermare la lady che di sua volontà non insiste troppo.

Aveva viaggiato veramente così a lungo da non saper se sua sorelle potesse essere pericolosa o meno? O forse era troppo abituato a viaggiare con il fratello con cui bastava un’occhiata per sapere quale tattica adottare?

Il pensiero fu fugace e rapidamente sostituito da una forte emozione, un dolore lancinante che con molta difficoltà riuscì a soffocare. Provocate dalle parole di sua sorella.
La lady aveva appena asserito che loro tre non erano responsabili dell’accaduto.
Forse lo pensava realmente, forse voleva solo avere ragione verso lo straniero, ma per lui non era cosi.
Lui aveva contribuito a tutto ciò…

Fece un cenno alla sorella quando ella gli chiese di avviarsi alla cena ed attese qualche minuto, tempo di avere Zaky tutto per se, prima di parlare.

-Mi affascinano i tuoi affascianti viaggi, sarei curioso di sentire queste storie, ma adesso permettimi di sentirmi te.
Mi dispiace che tu non abbia nessuno al momento, forse anche da troppi momenti, ma momenti come questi per noi son cosa nuova, non tutti riusciamo a reagire allo stesso modo e non tutti hanno lo stesso modo di reagire.
Io ti son amico, come lo sono anche loro anche se magari sono meno volenterosi di mostrartelo, ti aiuteremo se ne avrai bisogno e se vorrai, come spero tu aiuterai noi.-
Riprese fiato

-Ma ricordati le tue ultime parole scambiate con mia sorella e, da viaggiatore a viaggiatore, è bene che questo resti tra di noi…
Neanche io so chi tu sia-

Non era una minaccia, né un avvertimento, né il tono faceva intendere nessuna di queste. Era la pura realtà della situazione.
 
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6 replies since 22/7/2016, 09:14   123 views
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